Non mi è ancora passata questa voglia di riprendere in mano i classici della letteratura, che per troppo tempo ho bistrattato a favore di libri più leggeri che però spesso, dopo aver raggiunto l’ultimo punto dell’ultima pagina, mi lasciavano priva di emozioni.
Negli ultimi sette mesi ho letto Fitzgerald e Destoevskij, ripreso in mano Shakespeare e Nietzsche, terminato un paio di classici moderni che ti consiglio molto e per ultimo Lolita, su cui oggi mi voglio soffermare, con risultati altalenanti.
Si tratta di letture in grado di regalare tanto a chi, nel vortice della frenesia quotidiana, trovi la voglia più che il tempo di dedicarvisi.
Perché si tratta di pagine faticose – nessuna vergogna nell’ammetterlo. Sforzandosi però di superare qualche capitolo-scoglio che richiede più impegno (accade soprattutto a chi legge di sera, lasciando agli autori il compito di cullare la mente stanca e accompagnarla nel mondo dei sogni), si ottiene in cambio la pienezza di una bella storia raccontata bene e un immenso appagamento dell’ego.
Incuriosita dal libro di Azar Nafisi, ho trovato finalmente il coraggio di buttarmi – con un po’ troppo entusiasmo, forse – su un titolo che da tempo desideravo aggiungere alla mia libreria: Lolita di Vladimir Nabokov.
È stato un viaggio strano, spesso faticoso ma altrettanto di frequente ipnotizzante; un’incursione in un mondo disegnato attraverso parole barocche e immagini ben definite, terminata con una buona dose di soddisfazione, un sospiro di sollievo e un pugno nello stomaco.
Quello che mi è rimasto in saccoccia è una grande ammirazione per la prosa dell’autore, che da profana trovo a tratti poetica: Nabokov non scrive ma dipinge immagini e gira lunghi cortometraggi solo con l’uso delle parole, tentando per tutto il libro di catturare attimi nevralgici in fotografie dattilografate.
Il lettore viene trascinato all’interno del punto di vista di Humbert Humbert, ma allo stesso tempo prova repulsione per i suoi pensieri e le sue azioni – quelli di un depravato travestito da signore.
Le pagine di questo libro compiono una magia: attrarre e repellere, insieme.
Nessuno stupore allora se questo libro causò grande scandalo nel momento della sua pubblicazione, prima di entrare a tutti gli effetti nell’Olimpo della letteratura, tanto da aver creato un nuovo vocabolo: oggi “lolita” fa infatti parte della lingua italiana; citando la Treccani:
Adolescente precoce, che, anche per i suoi atteggiamenti maliziosi, già suscita desiderî sessuali, spec. in uomini maturi; ninfetta.
Ho trovato Lolita un libro complicato, spesso di difficile lettura ma a suo modo insostituibile nella lista degli “una volta nella vita”.
Mi fermo qui, non essendo in grado di procedere con analisi tecniche né considerando questa la sede per più letterari approfondimenti.
Tutto quello che vi posso dire, umilmente e senza pretese, è che leggere Lolita sicuramente vi regalerà una sensazione: quale sia, vi lascio il piacere di scoprirlo in prima persona leggendo il capolavoro di Nabokov.