Come migliorare il rapporto tra i bambini e le verdure: 5 consigli

Sono una specie di fanatica delle verdure: ne mangio a iosa e di tutti i tipi, mi diverto a cucinarle in ogni modo e se mancano dalla tavola per più di un giorno ne sento irrimediabilmente la mancanza. Tranne dei carciofi, che proprio non mi vanno giù.
Comunque sia, è inutile dire che quest’abitudine mi rende particolarmente intransigente anche con L., quando si parla di bambini a tavola.

Da piccino era fantastico: mangiava tutto di gran gusto. Poi, iniziato l’asilo, il rapporto con i prodotti dell’orto s’è fatto un po’ complicato, il che mi ha costretto a ricorrere ad alcuni stratagemmi per evitare urla e castighi ogni sera a cena.
Non prometto miracoli ma con noi, di massima, tutto questo funziona abbastanza bene.

Frulla le verdure e infilale un po’ dappertutto

Ovviamente utilizzo tantissimo il mixer a immersione, e caccio verdure frullate un po’ ovunque (perché il sapore delle verdure, poi, ad L. piace e pure tanto).
In torte salate e nei ripieni dei ravioli, in passati di verdure che sorbisce di gusto, nei condimenti della pasta, nelle polpette, nell’hamburger, nelle patate ripiene, nel risotto, nel latte alla mattina.

Ma no dai, nel latte no!

Questo non migliora il rapporto tra il bambino e le verdure perché è in fondo un mezzo inganno, ma rappresenta l’ultima spiaggia nei periodi in cui sembra davvero impossibile riuscire a cavare in altro modo un ragno dal buco.

Altri trucchi per far mangiare consapevolmente le verdure ai bambini

Oltre alle già citate ricette inganna bimbi, è possibile lavorare con i piccoli per avere una sala alimentazione giocando a carte scoperte. 

  • Fatti aiutare aiuto per preparare il pranzo o la cena. Sì, lo so che poi la cucina sembrerà un campo di battaglia, ma tu sii più forte del tuo istinto e coinvolgi il bambino.
    In genere ai bimbi manipolare il cibo piace, così come rendersi utili divertendosi; in più, mangiare qualcosa fatto con le proprie mani, a L., garba assai.
  • Coltivare in casa un piccolissimo orto, anche solo una pianta di basilico, è educativo e può dare una mano. In alternativa, una giornata in un orto didattico o in quello di un conoscente, per vedere le piante e i loro frutti e coglierli di persona.
  • Fai la spesa insieme al tuo piccolo, lasciandogli margine decisionale su quali vegetali portare a casa e cucinare (un margine minimo si può fare, dai).
  • Vedere mamma e papà mangiare tutto quello che viene proposto anche a loro aiuta sempre.
    Lo dico perché P., mio marito, non mangiava praticamente nulla che arrivasse dalla terra al di fuori delle patate; ovviamente L. si lamentava dei broccoli vedendo il papà mangiare patatine fritte, mi pare ovvio.
    Dopo una lunga e sanguinosa lotta fatta di mesi e mesi di rieducazione graduale, adesso anche P. mangia le verdure, alcune controvoglia e alcune, invece, di gran gusto.
  • Non insistere troppo quando qualcosa proprio non va. Prova a riproporlo saltuariamente, ma senza incaponirti; capita che qualche cibo non piaccia.

Cosa fare in inverno con bambini: 10 idee gratis (o quasi) per tutta la famiglia

Esistono persone un po’ strane che fanno check list per qualsiasi cosa, tanto che gli anglosassoni (furbi anglosassoni) hanno dato a questi elenchi un nome proprio: bucket list.

Io rientro in toto nella categoria. Continua a leggere Cosa fare in inverno con bambini: 10 idee gratis (o quasi) per tutta la famiglia

Calza della Befana fai da te: tante idee su cosa mettere per far felici i tuoi bambini

Dopo la versione per adulti, ecco qui un elenco di idee un po’ insolite e personalizzate, ognuna con un suo fil rouge, per scegliere cosa mettere nella calza della Befana dei tuoi bambini e guardare i loro occhi (ancora) più stupiti, la mattina del sei gennaio. Continua a leggere Calza della Befana fai da te: tante idee su cosa mettere per far felici i tuoi bambini

Libri per bambini: non è facile spiegare la moltiplicazione del cuore

Da qualche tempo sono alla ricerca di libri che introducano a L. l’imminente arrivo della sorellina.

Da che è diventato abbastanza grande da capire parole e frasi, la lettura è uno dei canali principe per far arrivare i messaggi al mio bambino, soprattutto quando si parla di emozioni & Co.
A volte, poi, riprendo casualmente l’argomento cercandone applicazioni concrete nella vita quotidiana; altre, invece, lascio che ci rifletta da sé senza il mio filtro da adulta, che in ogni caso cerco sempre di edulcorare, così che giunga alle sue conclusioni autonome – limitandomi a mostrarmi aperta a ogni eventuale domanda.

Pensando Sperando di giocare d’anticipo, ho cercato nei meandri di Amazon un libro che parlasse di come l’amore dei genitori si divida equamente tra tutti i fratelli (lo so, lo so; le incursioni nelle librerie fisiche non hanno paragoni e sono più etiche e tuttecose, ma è innegabile come in mancanza di tempo Amazon – soprattutto Prime – semplifichi la vita).
Divida non è però la parola esatta: diciamo che aspiravo a una storia che spiegasse in modo semplice e diretto proprio il contrario, ovvero come l’amore genitoriale si moltiplichi senza sottrarsi mai.

Lasciando da parte l’algebra, a cui non mi sono mai affezionata, torno a noi presentando il titolo del libro che dopo qualche ricerca mi è parso il più adatto allo scopo: “Siete tutti i miei preferiti” di Sam McBratney.  

I protagonisti sono orsi, animali che da sempre identificano l’universo famigliare nell’immaginario collettivo.

In soldoni, tra le pagine del libro prende vita – anche grazie alle delicate illustrazioni di A. Jeram che accompagnano le parole, una storia d’incertezze e fratellitudine.
E ho usato il neologismo già sdoganato nell’uso comune di “fratellitudine” di proposito, perché fratellanza rimanda a tutto un mondo di valori ben al di là della quotidiana convivenza tra fratelli, in cui amore e cooperazione sono presenti alla stessa maniera di dispetti e gelosia.

Saranno i genitori, con parole dolci, a spiegare ai cuccioli perché sono tutti i loro preferiti.

Il libro mi è piaciuto abbastanza, anche se non ho compreso fino in fondo la spiegazione finale, il tratto più importante del libro su cui si regge l’intera storia (che poi è il motivo per cui ho acquistato il libro): la trovo un po’ debole, forse proprio perché spiegare la moltiplicazione del cuore in poche righe è un’operazione complessa, o forse solo per una mancanza mia.

In generale, comunque, introduce un argomento importante da affrontare con i primogeniti all’arrivo della sorellina/fratellino, e lo fa in maniera dolce e con un punto di partenza corretto.

Nel complesso un volume che, sì, ricomprerei.

Mele di San Nicolò: come realizzarle con i tuoi bambini

C’è una tradizione, dove sono nata io, che è una delle poche attività folkloristiche che aspetto con ansia come preludio del Natale.

Il 6 dicembre, in occasione del Santo Patrono della città di Lecco San Nicolò, i bambini ricevono in dono e realizzano delle belle mele decorate che rappresentano il santo. Continua a leggere Mele di San Nicolò: come realizzarle con i tuoi bambini

Frozen II – recensione di una profana innamorata di Olaf

Di cinema, io non ci capisco poi molto. Non è raro che apprezzi mappazzoni indigesti ai più, così come che mi trovi dubbiosa circa pellicole super apprezzate.

Fatta questa doverosa premessa in cui metto bene in chiaro che NO, non sono una critica cinematografica né mi atteggio a tale e Sì, quello che segue è solo il parere personale di una tizia a caso che porta il figlio al cinema a vedere un film Disney e poi lo commenta come farebbe con le amiche, vi racconto di seguito impressioni e considerazioni (personali, l’ho detto?) sul sequel di uno dei più amati capolavori Disney: Frozen II.

Per cominciare, devo ammettere che mi aspettavo un’affluenza molto maggiore. La pellicola è uscita nelle sale mercoledì 27 novembre, e sabato 30 alle 15.30 noi eravamo al cinema; sono entrata nell’atrio con gomiti alti a protezione dei pop-corn, convinta di essere presto sopraffatta dalla folla in delirio, e invece non eravamo in molti a sedere sulle poltroncine morbide in attesa dell’inizio del film.
Dopo i soliti trailer e l’altrettanto solita pubblicità spaccatimpani, finalmente è iniziata la proiezione, intervallata da 10 minuti scarsi per fare pipì.

Il film ha inizio con un tuffo nel passato, prima che succedesse il pasticcio che è successo e ad Anna venissero rimossi i ricordi relativi alla magia.
Giusto il tempo di goderci voyeuristicamente il calore della famiglia reale, che veniamo riportati nel presente, in cui calore e allegria sono sempre protagonisti.
Ritroviamo i nostri personaggi del cuore, e dopo una canzoncina su come le cose belle non cambino mai (illusi!), Elsa inizia a sentire una voce e, indovinate un po’? Tutto inizia a cambiare.

La prima impressione, che ci siamo scambiati a caldissimo P. (il papà) e io, è che il film è stato lungo.
Non in senso stretto, la durata non era affatto eccessiva in termini di minuti, ma per qualche motivo mi sono trovata a sperare che finisse ben prima della fine. E si è trattato di un’opinione condivisa, a giudicare dai brusii iniziati in sala con una ventina di minuti d’anticipo rispetto ai titoli di coda.
Credo sia in parte a causa alle canzoni che, se nel primo film sono state uno dei punti di forza dello spettacolo, nel sequel risultano quasi forzate e decisamente troppe, come se fossero state “messe lì” perché questo era quel che il pubblico si aspettava. Quasi tutte, poi, mancano di energia e di quel qualcosa in più che te le fa apprezzare già al primo ascolto – che poi è a mio parere ciò che distingue una bella canzone da una che può vantare giusto l’orecchiabilità del motivo.

La storia è carina, a tratti emozionante, anche se il finale è un poco banalotto – ma in fondo è una favola per bambini, e quindi è anche giusto sia così.

Mi è piaciuto moltissimo come è stato sviluppato il personaggio di Olaf, alle prese con i dubbi e i dilemmi filosofici della maturità, pur continuando a rappresentare l’elemento comico della storia (e fa ridere davvero!).
Impossibile non empatizzare con l’innamoratissimo Kristoff, che proprio non riesce a trovare il modo di chiedere ad Anna la sua mano. Sparisce quasi, invece, Sven: e di questo mi dispiace.

Le vere eroine restano le due sorelle, proprio come nel primo film. Nel sequel, però, viene riservato un po’ più di spazio a Elsa (mi sono sempre chiesta come mai fosse lei il personaggio preferito da gran parte delle bambine, quando quella che fa gran parte del lavoro in Frozen è Anna. In questo film la disparità viene completamente superata).

I nuovi personaggi presentati ricoprono ruoli marginali.

Veniamo ora al sodo: il piccolo di casa ha apprezzato la pellicola?

Nì: gli è piaciuta, ma non particolarmente. Nonostante tutto è stato seduto mediamente in silenzio dall’inizio alla fine, pur con qualche lamentela sul finale, il che può considerarsi un successo.

Non aspettatevi, però, lo stesso impatto su grandi e piccini del primo film di Anna ed Elsa.
Anzi, forse la più grande pecca di questa pellicola è di non essere all’altezza di quel capolavoro che è Frozen (i paragoni tra i due film vengono da sé, e il primo aveva creato in noi aspettative altissime), pur restando un film Disney che vale la pena di guardare. Ci fosse stata qualche canzone in meno, più volentieri.

Come vestire i bambini a Natale: 7 adorabili collezioni tra cui scegliere l’outfit perfetto per il 25 dicembre

L’aria profuma di zabaione e vin brulè, gli alberi di Natale si illuminano a festa, le voci di Michael Bublé e Mariah Carey risuonano in ogni angolo: il Natale è finalmente alle porte!
E se è vero che il mondo si divide in due lungo una linea di demarcazione netta tra chi vive in attesa del 25 dicembre e i Grinch insofferenti alle feste, io ammetto senza vergogna di essere un’accanita amante della festa dicembrina, una decoratrice seriale di salotti, una instancabile inghiottitrice di biscotti allo zenzero e tisane profumate alla cannella.

Comunque, al di là del personale livello di attrazione per il Natale, con il suo avvento alle porte è necessario trovare un outfit adeguato per i piccoli di casa, cui certamente l’elegante completo degli anni passati veste troppo piccolo. Continua a leggere Come vestire i bambini a Natale: 7 adorabili collezioni tra cui scegliere l’outfit perfetto per il 25 dicembre

La borsa anti-noia per bambini: un oggetto da avere sempre con sé (soprattutto al ristorante e in aereo)

Nelle settimane a venire ci aspetta una lunga serie di pranzi e cene fuori, un po’ al ristorante e un po’ a casa di amici non sempre con bambini, e quindi (giustamente) non sempre attrezzati a intrattenere il nostro quattro-enne (giustamente) irrequieto.

Ai miei tempi non mi ricordo come si facesse, anche perché i miei uscivano sempre con altre coppie prolifiche (almeno da quanto ricordi).
Ai nostri tempi invece la soluzione più facile e veloce a risolvere la noia dei bambini, soprattutto di quelli che non amano colorare, è lo smartphone. Ma non è l’unica possibile: basta attrezzarsi per tempo per offrire ai più piccoli soluzioni anti-noia alternative a uno schermo, con cui già dovranno probabilmente fare i conti, quando diventeranno grandi, per il resto della loro vita e con cui sto da tempo combattendo una battaglia per ridurne l’impatto nelle nostre vite.

Come? Realizzando una borsa anti-noia da portare sempre con noi.

Come realizzare una borsa anti-noia per bambini

Ci sono infiniti modi di creare una borsa anti-noia per bambini; il migliore di tutti, quello che garantisce risultati eccellenti, è riempirla selezionando attività che ben si accordino alle preferenze naturali e all’età dei propri figli.

Io ho scelto una valigetta che avevo già in casa, un cimelio spuntato dai meandri del solaio dei miei; in alternativa uno zainetto, una sacca, una vecchia borsa o qualsiasi altro contenitore la cui chiusura sia abbastanza salda si adatta egregiamente allo scopo.

Cosa mettere in una borsa anti-noia per bambini: le attività che abbiamo scelto per Leonardo

Leonardo è diventato quest’anno un mezzano all’asilo alla scuola dell’infanzia (non imparerò mai). Ovviamente, le attività della borsa anti-noia vanno selezionate in base all’età del proprio bimbo: quando diventa abbastanza grande, il mio personale consiglio è di sceglierle insieme o, almeno, prendere spunto dai giochi che ama di più fare a casa per riportarli in formato tascabile nella propria valigetta.

Nella nostra ci sono:

  1. Ve lo ricordate il Tangram? Ecco, questo è il primo oggetto che, messo in un piccolo sacchetto di plastica assieme al libretto con le figure da replicare, trova posto nella nostra borsa anti-noia.
  2. Sulla falsariga del passatempo qui sopra abbiamo aggiunto anche un puzzle dei Gormiti.
  3. Immancabile un vasetto di pasta modellabile (nello specifico in casa mia si preferisce il Didò al Play-Doh, un po’ troppo morbido per i nostri gusti) corredata dal suo mattarellino blu e due formine.
  4. Veniamo ora a un giochino fai da te molto semplice da realizzare: pesciolini colorati ritagliati da un panno in feltro a cui è stata attaccata una graffetta, da pescare con una canna realizzata con una matita, spago e una calamita.
  5. Due macchinine e una “pista” disegnata su un foglio di carta A3, riposto piegato.
  6. Due action figures degli Avengers (Spiderman e Iron Man) vinti alle giostre e di pessima qualità, ma che – con l’aiuto saltuario di un po’ di Attack – svolgono il loro mestiere di giocattoli senza troppi intoppi.
  7. Una padella giocattolo, una manciata di alimenti peluches (di quelli che si trovano da Ikea) e una tavoletta in compensato con un fornello disegnato sopra.

Ovviamente questi sono solo esempi; altre idee sono i Lego, libri da colorare con adesivi e attività varie, chiodini, perline e filo per fare collane, memory, regoli, attività montessoriane di qualsiasi foggia e colore, lavagnette con gessetti, etc.

Una buona abitudine è variare abbastanza spesso le attività all’interno della borsa anti-noia, così da mantenere vivo l’interesse dei più piccoli.

 

 

La prima volta che mio figlio mi ha chiamato “mamma”

Dal mio ex-blog fu Pannolini&Decollete.

Mi hai preso alla sprovvista. Così, dal niente: tra i tanti suoni che da un po’ fai, la emme non c’era mai stata.

E io pensavo che chissà quando l’avresti detto. E che sicuramente avresti detto prima papà, che tanto già si avvicinava al tuo da-dà che mi racconti sempre. Oppure pappa, curioso come sei di assaggiare ogni sapore.

Però te lo dicevo eh. Così, per gioco, ti sfidavo a dire ‘mamma’.

‘Dai, che se dici mamma ti prendo in braccio’ – ‘Dai amore, mamma: maaa-mmaaaaa’

Così. Per gioco. Continua a leggere La prima volta che mio figlio mi ha chiamato “mamma”